6 maggio 2025
C’è una domanda che da mesi circola con insistenza tra imprenditori, manager e professionisti: l’ intelligenza artificiale distruggerà posti di lavoro o ne creerà di nuovi? La verità – come spesso accade in economia e tecnologia – non è bianca o nera, ma è un complesso intreccio di scenari in continua evoluzione. Senza dubbio, l’AI sta ridisegnando il mondo del lavoro. Automatizzando attività ripetitive , velocizzando processi , riorganizzando filiere produttive e decisionali . Alcuni settori, come quello amministrativo, logistico o customer care, stanno già vivendo una fase di “ristrutturazione tecnologica” . In altri, come la programmazione, il marketing e la produzione creativa, l’AI sta diventando un amplificatore del potenziale umano , più che un sostituto. Ne abbiamo già parlato in questo blog, e continueremo a farlo, senza mai dimenticare il punto di vista dei lavoratori , i più esposti a queste trasformazioni. Secondo un'indagine di Randstad Research , circa 10 milioni di lavoratori italiani sono altamente esposti agli effetti dell'AI, con impatti significativi su tutte le professioni, da quelle poco qualificate a quelle altamente specializzate. Questa esposizione genera comprensibili timori riguardo la certezza dell'impiego e la necessità di acquisire nuove competenze per rimanere competitivi nel mercato del lavoro. Ma proprio qui si apre una possibilità: se affrontata con formazione continua , apertura al cambiamento e politiche di welfare adattive , l'intelligenza artificiale può accompagnarci verso un nuovo equilibrio, in cui si lavori meno, meglio e in modo più intelligente . Secondo l’economista Erik Brynjolfsson (Stanford University), « le tecnologie che aumentano la produttività dell’uomo, come l’intelligenza artificiale, possono condurre a una crescita dell’occupazione, se accompagnate da formazione e visione strategica». Anche secondo Fei-Fei Li , tra le voci più autorevoli del settore, «il punto non è sostituire le persone, ma farle lavorare meglio». Il punto cruciale sarà la capacità di adattamento . Le professioni cambieranno, ma non scompariranno. Cresceranno nuove figure ibride, capaci di lavorare con gli algoritmi, interpretarli e guidarli. Pensiamo, ad esempio, al prompt designer , al data ethicist , allo specialista AI per PMI : ruoli che dieci anni fa non esistevano e oggi sono sempre più richiesti. In questo scenario, il marketing è tra i primi settori dove l’intelligenza artificiale si sta rivelando indispensabile. Analisi predittiva, creazione automatizzata di contenuti, segmentazione avanzata, personalizzazione in tempo reale : nessuna azienda che voglia competere online può oggi permettersi di ignorare questi strumenti. Come sintetizza bene Kai-Fu Lee , pioniere dell’AI in Asia: « Non è l’intelligenza artificiale a minacciare il tuo lavoro. È chi la sa usare meglio di te». Siamo all'inizio di una svolta epocale, che, come ogni rivoluzione tecnologica, porterà sfide, ma anche opportunità. Sta a noi scegliere come cavalcarle .