L'intelligenza artificiale 

al servizio delle aziende

UniSolutions è una software house, una start-up innovativa tecnologica, che si è affermata in Italia grazie alla diffusione di una suite brevettata, integrata con l'intelligenza artificiale, chiamata Uni.


Uni è un assistente virtuale capace di incrociare milioni di dati online, per rintracciare chi sta cercando un certo prodotto o servizio.

Un software in grado di portare nuovi clienti ad aziende, professionisti, esercizi commerciali, creando autonomamente un brand e posizionandolo sul web.


UniSolutions progetta e realizza software per le aziende, facendo innovazione tecnologica, ma anche sociale e ambientale.

Per saperne di più
15 settembre 2025
Una pagina di Repubblica celebra i risultati ottenuti da UniSolutions e racconta come funziona la nuova versione di Uni, «un software capace di trasformare il marketing da attività aleatoria a processo misurabile, scientifico e performante» . Il fatturato del primo anno, 1,6 milioni di euro, con oltre 400 suite installate, è la dimostrazione del fatto che la startup è diventata grande. UniSolutions è presentata come «araldo del cambiamento» in atto, la trasformazione del marketing aziendale, non più fondato su campagne pubblicitarie a tappeto, perché «non è più il brand a inseguire i clienti, ma i clienti a trovare ciò che cercano, grazie ai dati, all'analisi in tempo reale e, soprattutto, all'intelligenza artificiale» . Sara Grava e Ferdinando Bova hanno avuto l'intuizione giusta, creando un kit che prevede pc, cellulare, sim e un software che opera come «un reparto di marketing integrato» , lavorando su un brand parallelo, «messo a disposizione di imprenditori, professionisti, commercianti» . La nuova versione di Uni assicura «aggiornamenti continui, algoritmi predittivi, analisi dei dati in tempo reale» . Ma non c'è solo l'innovazione tecnologica. Mai dimenticare che UniSolutions punta a distinguersi anche dal punto di vista della responsabilità sociale e l'impatto ambientale, usando pc ricondizionati e reinvestendo il 30% del fatturato in ricerca e sviluppo. Come recita il titolo della pagina: "Vendere è una questione di scienza". Ma si cresce tutti insieme, aziende e clienti, lavoratori e ambiente. Questo fa di UniSolutions «uno dei casi più interessanti di applicazione dell'intelligenza artificiale al mondo della comunicazione d'impresa» .
2 settembre 2025
Settembre è il mese dei buoni propositi aziendali : si torna dalle ferie, si riaccendono i laptop e si rispolverano i piani strategici. Ma la vera domanda è: su cosa conviene investire nei prossimi mesi? La risposta è semplice (e quasi scontata): intelligenza artificiale . Anche perché, come dimostrano i dati, investire in IA significa abbassare i costi e aumentare i profitti , ovvero il sogno (l’obiettivo) di ogni imprenditore che si rispetti. I numeri non mentono Secondo l’ EY Italy AI Barometer 2025 , l’adozione dell’IA nelle aziende italiane è balzata dal 12% nel 2024 al 46% nel 2025 , un +34% netto in un solo anno. È come passare dalla bici col cestino a una moto GP sul circuito della competitività digitale. Il 52% del top management ha già visto benefici concreti tra minori costi e più profitti. Ma solo il 39% dei dipendenti ha incrementato l’uso dell’IA, rispetto al 59% di coloro che hanno ruoli manageriali. Inoltre il 74% dei manager dice di conoscere il framework etico , mentre tra i dipendenti solo il 47% sembra essere aggiornato. In poche parole: da un lato si vola, dall'altro c’è chi chiede: “Framework… chi?”. Ma oggi non c’è più tempo da perdere, il futuro è alle porte e bisogna arrivarci ben attrezzati, e con lo spirito giusto. Formazione: tra generazione spontanea e gap da colmare L’Italia è prima in Europa per autodidatti dell’IA (64%) , seguita dalla Spagna. Un primato non proprio lusinghiero, a cui va aggiunto che solo il 20% dei dipendenti pensa di aver ricevuto una formazione adeguata (contro la quasi metà dei manager che invece la ritiene sufficiente). Se i lavoratori si formano da soli, significa che qualcosa non funziona. L’arte dell’arrangiarsi non si sposa granché con le necessità tecniche e le conoscenze necessarie a utilizzare l’intelligenza artificiale con profitto. A cosa serve l’IA oggi (e cosa preoccupa le aziende) Gli ambiti dove si usa di più: • Scrittura di testi: 60% • Assistenti vocali: 47% • Chatbot: 40% Le preoccupazioni principali? Sicurezza e protezione dei dati (53%), UX (40%) e costi (32,5%). Ciò non toglie che l’80% degli interpellati dall’EY Italy AI Barometer valuti in modo positivo la propria esperienza con l’intelligenza artificiale. Dove puntare – e su cosa scommettere – nei prossimi mesi 1. Investire (davvero) in formazione - Sviluppare corsi interni di IA su misura (microlearning, workshop, learning-by-doing). - Promuovere una cultura IA inclusiva: più consapevolezza vale più di uno sconto sul software. 2. Governance etica e trasparenza - Un framework che non sia solo cartaceo: va raccontato e mostrato, non nascosto. - Rendere visibili le policy sull’IA, con trasparenza UX e cybersecurity. 3. Prodotti e automazione “con il sorriso” - Scegliere strumenti IA che aiutano e semplificano (scrittura, customer experience). - Attenzione a non trasformarsi nel “terminale di comando”: l’eleganza dell’innovazione umanocentrica conta ancora. 4. Formare su misura, come un buon abito sartoriale - Non basta un webinar generico di “AI 101”: serve una formazione calibrata su ruolo, livello, attitudine. - Investire nelle soft skill digitali insieme a quelle tecniche. L’IA che conquista il mercato: marketing digitale potenziato Settembre è anche il mese in cui si rimettono in moto le strategie commerciali e di comunicazione. Qui l’IA diventa il vero alleato: non solo automazione interna o riduzione dei costi, ma anche strumenti intelligenti per trovare nuovi clienti . Software di nuova generazione – come quello sviluppato da UniSolutions – che consentono di analizzare in tempo reale i comportamenti dei prospect, ottimizzare campagne e contenuti, trasformare i dati in nuove opportunità di business. In poche parole: non basta “avere” l’IA , bisogna usarla per farsi trovare e crescere in un mercato sempre più competitivo. Magari avendo a disposizione un brand creato, in tutto e per tutto, dall’intelligenza artificiale, come fa Uni . Conclusione spiritosa (ma serissima) Settembre può diventare il mese della “fase 2.0” . Quella in cui pianificare con il sorriso – perché investire in IA non è solo una scelta intelligente, è un modo divertente di presidiare il futuro (senza farvi spaventare dai “Framework Unknown”). Che questo autunno sia la vostra pista di decollo : con l’IA al comando, l’inverno non sarà una stagione di letargo ma di fioritura. La parola d’ordine è: investire! Il business crescerà anche quando fuori cadono le foglie.
21 luglio 2025
Nel nuovo marketing non basta "esserci": bisogna "esserci bene". Il futuro sta nell'integrazione tra marketing e tecnologia, senza mai perdere di vista l'importanza del rapporto umano.
3 luglio 2025
Mentre l’ intelligenza artificiale (AI) sta rivoluzionando la produttività e i modelli di business delle economie più avanzate, molte imprese italiane rischiano di restare ferme ai blocchi di partenza. Secondo l’ultimo rapporto di Confindustria, pubblicato nel giugno 2025, solo l’8,2% delle aziende italiane con più di dieci addetti utilizza tecnologie basate su AI. Un dato in crescita rispetto al 5% del 2023, ma ancora lontano dai livelli europei e globali. Basti pensare che la media europea supera il 15% , con punte superiori al 20% in Paesi come Germania, Francia e i paesi scandinavi. Perché l’AI è così importante per le PMI? Studi McKinsey dimostrano che l’adozione strategica dell’intelligenza artificiale può incrementare la produttività aziendale fino al 40% e ridurre i costi operativi fino al 20% . Inoltre le imprese che hanno già implementato software di AI o strumenti di machine learning hanno registrato una crescita dei ricavi superiore del 50% rispetto ai competitor che non hanno investito in questa tecnologia. L’AI consente infatti di: - Automatizzare processi ripetitivi , liberando risorse umane per attività a maggior valore aggiunto; - Migliorare l’analisi predittiva , ottimizzando supply chain, vendite, produzione e marketing; - Personalizzare l’offerta , anticipando le esigenze del cliente e aumentando la fidelizzazione; - Prevenire guasti o criticità produttive , grazie al monitoraggio costante dei dati; - Aumentare la competitività , riducendo tempi e costi di produzione e servizio. Un’Italia ancora indietro Il ritardo italiano è dovuto a fattori strutturali e culturali . Le PMI, che costituiscono oltre il 95% del tessuto produttivo, spesso non dispongono di risorse adeguate o di una governance digitale. Inoltre, la diffidenza verso tecnologie complesse , i timori legati alla cybersecurity e la scarsa conoscenza delle applicazioni pratiche dell’AI, frenano la sperimentazione. Il rapporto di Confindustria evidenzia come la carenza di competenze tecniche interne sia uno degli ostacoli principali. Eppure l’intelligenza artificiale non è un futuro lontano: è uno strumento concreto già oggi integrabile nei processi aziendali attraverso software di facile implementazione , CRM evoluti, sistemi di analisi predittiva e piattaforme per la gestione intelligente dei dati. I settori più attivi (e quelli più indietro) Nel 2024, i comparti più avanzati in Italia sono risultati: - Telecomunicazioni (27,6% di aziende che utilizzano AI) - Fabbricazione di apparecchiature elettroniche (15,7%) - Marketing , logistica e controllo qualità nelle aziende manifatturiere , seppure con applicazioni ancora parziali. All’opposto, settori chiave per l’economia italiana, come la moda e il tessile, registrano una penetrazione dell’AI inferiore al 5%, nonostante il potenziale di ottimizzazione dei processi produttivi, creativi e distributivi. Il potenziale per la crescita delle PMI I dati OECD e Deloitte confermano che le imprese europee che hanno adottato l’AI come leva strategica hanno visto: +50% di velocità di go-to-market di nuovi prodotti +30% di produttività del personale +40% di ritorno sugli investimenti digitali in meno di 12 mesi Numeri che non sono riservati solo alle grandi aziende, ma anche alle PMI che implementano soluzioni proporzionate alle proprie dimensioni, dalla customer intelligence alla gestione automatizzata dei flussi di lavoro. Come colmare il divario? Per far sì che l’AI diventi un fattore importante della competitività italiana servono tre azioni chiave: - Investire nella formazione interna , creando cultura digitale e competenze trasversali. - Affidarsi a partner tecnologici qualificati , capaci di progettare soluzioni personalizzate e scalabili. - Superare la paura dell’innovazione , sperimentando step graduali di integrazione dell’AI nei processi aziendali. L’intelligenza artificiale non è più un’opzione ma una scelta strategica imprescindibile per restare competitivi in un mercato globale in costante evoluzione. Chi saprà investire oggi in questa tecnologia, integrandola in modo efficace nei propri processi, potrà costruire un vantaggio competitivo duraturo, garantendo crescita, solidità e innovazione alla propria impresa.
23 maggio 2025
Da anni, ormai, il marketing digitale non è più un'opzione: è il cuore della strategia di ogni azienda competitiva. In un contesto dove tecnologia, dati e customer experience si intrecciano, aggiornarsi con letture concrete e ben strutturate è fondamentale. Abbiamo selezionato cinque libri recenti che offrono una visione chiara, strategica e operativa sul marketing digitale aziendale. Che tu sia un marketing manager, un imprenditore o un consulente , troverai spunti utili per costruire strategie efficaci, misurabili e sostenibili. Senza mai dimenticare che siamo nell' era dell'intelligenza artificiale : da qui bisogna partire (o ripartire) per impostare un serio lavoro di posizionamento del brand sul web. Digital Marketing Integrato di Francesco De Nobili (edizioni Hoepli) Un manuale completo che affronta tutti i pilastri del marketing digitale moderno: SEO, SEM, social media, email marketing, content strategy, dati e analytics . La forza del libro è nell’approccio “integrato”: ogni canale viene trattato non come isola, ma come parte di un ecosistema. Adatto a chi vuole una panoramica concreta ma ragionata, utile sia per chi inizia sia per chi vuole fare ordine nelle proprie attività digitali. Convergent Marketing. Intelligenza Artificiale, automation e contenuti mobili di Antonio Perfido (edizioni FrancoAngeli) Antonio Perfido propone un modello innovativo per costruire esperienze utente personalizzate, attraverso l’integrazione tra AI, automazione e contenuti progettati per i dispositivi mobili. Non è solo teoria: il libro guida nella definizione di funnel di nuova generazione, dove tecnologia e storytelling lavorano insieme per aumentare l’engagement e la conversione. Un testo avanzato, pensato per chi vuole evolvere il proprio approccio al digitale. Professione Marketing Manager di Giorgio Soffiato (edizioni Hoepli) Pensato per chi lavora già in azienda o coordina team marketing, questo libro è una bussola operativa. Analizza competenze, strumenti e metodologie utili per guidare le attività digitali con visione e concretezza. Particolarmente interessante l’approccio manageriale alla gestione delle risorse , all’allocazione del budget e alla misurazione dei risultati. Ottimo per chi si trova tra la strategia e l’operatività quotidiana. Digital Marketing Strategy di Matteo Cantamesse e Giovanna Ferrero (edizioni Pearson) Un libro chiaro e ben strutturato che accompagna il lettore nella costruzione di una strategia digitale efficace , dalla segmentazione del pubblico alla definizione degli obiettivi, fino all’analisi dei dati. È perfetto per chi vuole approcciare il marketing digitale con metodo e visione strategica, partendo da una base solida ma operativa. Include esempi, schemi e domande utili per impostare il proprio piano marketing. Inside Digital Marketing di Claudio Venezia Un testo diretto e concreto, perfetto per chi ha bisogno di una guida operativa per orientarsi tra campagne pubblicitarie online, social media, contenuti e KPI . Claudio Venezia punta sulla praticità: ogni sezione è pensata per essere immediatamente applicabile. È una lettura utile per chi lavora a stretto contatto con agenzie, strumenti e risultati da portare a casa.
16 maggio 2025
Un tempo, la pubblicità si muoveva in una sola direzione: dall’azienda all’aspirante cliente. Si pescava nel mucchio , cercando di suscitare desideri o creare bisogni, contando sulla passività dell’utente medio. Le aziende comunicavano attraverso cartelloni, spot televisivi e inserzioni sui giornali, sperando di catturare l'attenzione di un pubblico facilmente suggestionabile. Oggi questo modello è quasi definitivamente superato. Il consumatore moderno è proattivo, informato e selettivo . Cerca attivamente prodotti e servizi, confronta offerte e si affida a recensioni online. In questo contesto, le aziende devono essere presenti nel momento e nel luogo giusto, offrendo contenuti pertinenti e personalizzati. L'intelligenza artificiale come alleato strategico L'intelligenza artificiale sta trasformando radicalmente il marketing digitale . Grazie all'AI, è possibile: Analizzare grandi volumi di dati per comprendere comportamenti e preferenze dei consumatori. Automatizzare la creazione di contenuti testuali e visivi, rendendoli coerenti con l'identità del brand. Personalizzare l'esperienza utente in tempo reale , aumentando l'engagement e la conversione. Ottimizzare campagne pubblicitarie attraverso l'analisi predittiva e l'adattamento continuo delle strategie. Secondo l' Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, nel 2024 il mercato dell'AI in Italia ha raggiunto 1,2 miliardi di euro, con una crescita del 58% rispetto all'anno precedente. Tuttavia, solo il 7% delle piccole imprese e il 15% delle medie imprese italiane hanno avviato progetti legati all'AI, evidenziando un ritardo nell'adozione di queste tecnologie . Le sfide per le PMI italiane Le piccole e medie imprese (PMI) rappresentano il cuore del tessuto economico italiano, ma spesso affrontano ostacoli nell'adozione dell'AI , tra cui: Limitate risorse finanziarie per investimenti tecnologici. Mancanza di competenze interne per implementare e gestire soluzioni AI. Resistenza al cambiamento e preferenza per metodi tradizionali. Nonostante ciò, l'adozione dell'AI offre opportunità sempre più significative. Ad esempio, il 25% delle aziende che utilizzano l'AI ha riscontrato un aumento della produttività , mentre il 20% ha migliorato l'esperienza del cliente . Verso un marketing più efficace e personalizzato L'AI consente alle aziende di: Segmentare il pubblico in modo più preciso, creando campagne mirate. Anticipare le esigenze dei clienti , offrendo soluzioni proattive. Ridurre i costi operativi , automatizzando processi ripetitivi. Inoltre, strumenti di AI generativa , come i chatbot avanzati, migliorano l'interazione con i clienti, fornendo risposte immediate e personalizzate. L'AI non è più solo un opzione Il marketing digitale, potenziato dall'intelligenza artificiale, non è più un'opzione, ma una necessità per le aziende che desiderano rimanere competitive. Le PMI italiane devono superare le barriere all'adozione dell'AI, investendo in formazione e infrastrutture adeguate, dotandosi di software e applicativi in grado di sfruttare le potenzialità dell'intelligenza artificiale. Solo così potranno sfruttare appieno le possibilità infinite di queste tecnologie, offrendo esperienze personalizzate ai clienti e costruendo relazioni durature.
6 maggio 2025
C’è una domanda che da mesi circola con insistenza tra imprenditori, manager e professionisti: l’ intelligenza artificiale distruggerà posti di lavoro o ne creerà di nuovi? La verità – come spesso accade in economia e tecnologia – non è bianca o nera, ma è un complesso intreccio di scenari in continua evoluzione. Senza dubbio, l’AI sta ridisegnando il mondo del lavoro. Automatizzando attività ripetitive , velocizzando processi , riorganizzando filiere produttive e decisionali . Alcuni settori, come quello amministrativo, logistico o customer care, stanno già vivendo una fase di “ristrutturazione tecnologica” . In altri, come la programmazione, il marketing e la produzione creativa, l’AI sta diventando un amplificatore del potenziale umano , più che un sostituto. Ne abbiamo già parlato in questo blog, e continueremo a farlo, senza mai dimenticare il punto di vista dei lavoratori , i più esposti a queste trasformazioni. Secondo un'indagine di Randstad Research , circa 10 milioni di lavoratori italiani sono altamente esposti agli effetti dell'AI, con impatti significativi su tutte le professioni, da quelle poco qualificate a quelle altamente specializzate. Questa esposizione genera comprensibili timori riguardo la certezza dell'impiego e la necessità di acquisire nuove competenze per rimanere competitivi nel mercato del lavoro. Ma proprio qui si apre una possibilità: se affrontata con formazione continua , apertura al cambiamento e politiche di welfare adattive , l'intelligenza artificiale può accompagnarci verso un nuovo equilibrio, in cui si lavori meno, meglio e in modo più intelligente . Secondo l’economista Erik Brynjolfsson (Stanford University), « le tecnologie che aumentano la produttività dell’uomo, come l’intelligenza artificiale, possono condurre a una crescita dell’occupazione, se accompagnate da formazione e visione strategica». Anche secondo Fei-Fei Li , tra le voci più autorevoli del settore, «il punto non è sostituire le persone, ma farle lavorare meglio». Il punto cruciale sarà la capacità di adattamento . Le professioni cambieranno, ma non scompariranno. Cresceranno nuove figure ibride, capaci di lavorare con gli algoritmi, interpretarli e guidarli. Pensiamo, ad esempio, al prompt designer , al data ethicist , allo specialista AI per PMI : ruoli che dieci anni fa non esistevano e oggi sono sempre più richiesti. In questo scenario, il marketing è tra i primi settori dove l’intelligenza artificiale si sta rivelando indispensabile. Analisi predittiva, creazione automatizzata di contenuti, segmentazione avanzata, personalizzazione in tempo reale : nessuna azienda che voglia competere online può oggi permettersi di ignorare questi strumenti. Come sintetizza bene Kai-Fu Lee , pioniere dell’AI in Asia: « Non è l’intelligenza artificiale a minacciare il tuo lavoro. È chi la sa usare meglio di te». Siamo all'inizio di una svolta epocale, che, come ogni rivoluzione tecnologica, porterà sfide, ma anche opportunità. Sta a noi scegliere come cavalcarle .
UniSolutions sostiene Fondazione Veronesi