L'intelligenza artificiale 

al servizio delle aziende

Siamo una software house, una start-up innovativa tecnologica.

La nostra suite, brevettata, integrata con l'intelligenza artificiale, incrocia milioni di dati e trova online chi sta cercando il vostro prodotto o servizio.

Uni è un assistente virtuale che porta nuovi clienti, ottimizza la vostra presenza sul web e offre consigli in base all'andamento del mercato, in tempo reale.

Creiamo software per le aziende, facciamo innovazione tecnologica, ma anche sociale e ambientale.

Per saperne di più
23 febbraio 2025
Su "News", la rivista della Fondazione Veronesi, un articolo dedicato a UniSolutions
23 aprile 2025
Leggere per sapere. Leggere per agire (consapevolmente). L’intelligenza artificiale (AI) sta trasformando radicalmente il mondo in generale e quello del lavoro in particolare, dal marketing alla gestione dei dati, dalla medicina all’industria creativa. Se lavori in un'azienda, se sei un libero professionista o semplicemente ti stai chiedendo come affrontare questa rivoluzione, una buona lettura può aprirti la strada. Ecco una selezione di libri – cinque recenti e due classici – che ti aiutano a comprendere l’AI da diverse prospettive: tecnologica, etica, strategica. Leggerli non ti trasformerà in uno sviluppatore, ma ti darà alcuni strumenti per comprendere meglio l’impatto dell’AI sul lavoro, sulle decisioni aziendali e sulla società. Soprattutto ti aiuterà a fare scelte più efficaci e informate, oggi che l’AI non è più un’opzione, ma una realtà da vivere e capire fino in fondo. ________________________________________ 1. Sovrumano. Oltre i limiti della nostra intelligenza – Nello Cristianini (Il Mulino, 2023) Un libro accessibile ma ricco di contenuti che esplora il confine tra intelligenza umana e artificiale. Cristianini spiega come i sistemi intelligenti apprendono, decidono e influenzano la nostra vita. Una lettura perfetta per chi vuole capire non solo il come, ma anche il perché del crescente potere dell’AI. ________________________________________ 2. Geopolitica dell’intelligenza artificiale – Alessandro Aresu (Feltrinelli, 2024) Questo libro si rivolge a chi guarda all’AI con occhio strategico. Aresu affronta il tema della corsa globale alla supremazia tecnologica, mostrando come AI e potere siano oggi due facce della stessa medaglia. Utile per imprenditori e manager che vogliono inquadrare il contesto competitivo internazionale. ________________________________________ 3. L’onda che verrà. Intelligenza artificiale e potere nel XXI secolo – Mustafa Suleyman (Mondadori, 2024) Co-fondatore di DeepMind, Suleyman offre un’analisi lucida e concreta sul futuro dell’AI. Il suo punto di vista è interno all’industria: parla di opportunità, ma anche di rischi concreti legati a privacy, disoccupazione e concentrazione di potere. Illuminante per chi lavora con l’AI ogni giorno. ________________________________________ 4. Etica dell’intelligenza artificiale. Sviluppi, opportunità, sfide – Luciano Floridi (Raffaello Cortina, 2024) Floridi è uno dei massimi esperti mondiali sull’etica dell’AI. Il suo approccio è pragmatico e filosofico allo stesso tempo, perfetto per chi vuole portare innovazione tecnologica in azienda in modo responsabile. Ideale per chi si occupa di governance, compliance o impatto sociale. ________________________________________ 5. Human in the loop. Decisioni umane e intelligenze artificiali – Paolo Benanti (San Paolo, 2023) Un libro che parte da una domanda cruciale: qual è il ruolo dell’uomo nell’era dell’AI? Benanti propone il modello “human-in-the-loop”, che integra l’automazione senza perdere il controllo umano. Ottimo per chi usa l’AI nei processi decisionali, tra marketing, HR e gestione aziendale. ________________________________________ 6. Intelligenza artificiale. Un approccio moderno – Stuart Russell & Peter Norvig (Pearson, 2021) Un manuale tecnico ma leggibile anche dai non specialisti con un po’ di curiosità. È il punto di riferimento mondiale per chi vuole comprendere davvero come funziona l’AI: algoritmi, modelli, limiti. Se hai tempo e voglia di approfondire, è il testo da tenere sulla scrivania. ________________________________________ 7. La società della mente – Marvin Minsky (Adelphi, 1994) Un classico visionario. Minsky, pioniere dell’intelligenza artificiale, propone una visione quasi poetica della mente come rete di agenti. Non è un manuale tecnico, ma un viaggio affascinante che aiuta a vedere l’AI come parte di una riflessione più ampia sull’intelligenza stessa.
8 aprile 2025
Il futuro è già iniziato da tempo, ma c'è chi sembra non accorgersene. Sta passando il treno di una rivoluzione del mercato (locale e globale) che rischia di lasciare molte aziende ferme a guardare, perché legate a un vecchio modo di fare comunicazione. Il marketing digitale è in piena trasformazione. Non è solo questione di “ essere online” o di avere un profilo social aggiornato: oggi le aziende si trovano davanti a un cambiamento silenzioso ma profondo, trainato soprattutto dall’ intelligenza artificiale . E non si tratta di una moda passeggera. L’AI sta cambiando il modo in cui si creano contenuti, si gestiscono i clienti, si analizzano i dati e si prendono decisioni strategiche. Eppure, nonostante le potenzialità, il divario tra chi ha colto il cambiamento e chi resta ancorato al passato è ancora ampio. Basti pensare che, secondo una recente indagine sulle aziende di Milano, Monza e Lodi (realizzata da Promos Italia e presentata al Digit Export Day ), quasi un’azienda su tre continua a usare esclusivamente l’agenda cartacea per gestire contatti e appuntamenti. Altro che automazione... In compenso, dice la ricerca, il 77% delle aziende ha previsto di aumentare gli investimenti in tecnologie digitali. Se è vero che il 60% non va oltre i 10mila euro, c'è anche un 12% che arriva a 20mila, l'8% a 50mila, il 5% fino a 100mila e l'1% oltre i 500mila euro di investimento. Non è difficile immaginare quali sono le aziende che crescono di più in termini di fatturato... Per la maggior parte delle aziende, lavorare sul web significa investire nel proprio sito web (79%) e nei social media (60%), ma sono in aumento anche l’e-mail marketing (47%) e la pubblicità sul web (23%). E l' intelligenza artificiale ? In grande crescita. Un'azienda su quattro la utilizza per analizzare i dati dei clienti e offrire vendite personalizzate. Il 12% lavora con gli algoritmi di pricing. Il 19% scommette sui chatbot. Ma cresce anche la consapevolezza delle potenzialità dell'AI sul fronte della comunicazione. L’IA entra in gioco (e fa sul serio) Il marketing digitale potenziato dall’intelligenza artificiale consente oggi di fare cose che fino a poco tempo fa sembravano impossibili o troppo costose per le PMI. Parliamo ad esempio di contenuti personalizzati creati automaticamente in base al comportamento degli utenti, chatbot attivi 24 ore su 24, algoritmi che regolano dinamicamente i prezzi, oppure sistemi capaci di analizzare grandi volumi di dati per suggerire la strategia migliore. Non è un caso se molte imprese nella Grande Milano hanno già cominciato a usare l’AI per migliorare la propria presenza sul mercato (anche estero): oltre l’87% la impiega per creare contenuti testuali e il 37% anche per immagini. E non parliamo solo di big player. Anche le PMI possono — e devono — approfittare di questi strumenti per rimanere competitive. PMI: una sfida tra cultura e opportunità Le piccole e medie imprese italiane si trovano a un bivio. Da un lato, l’offerta di strumenti digitali è sempre più accessibile : ci sono CRM avanzati, automazioni per l’email marketing, software per la gestione dei social e tanto altro. Dall’altro lato, però, c’è ancora una certa resistenza culturale , una preferenza per il “faccio come ho sempre fatto” che, in un mondo in rapido cambiamento, può diventare un limite. In effetti, mentre alcune PMI hanno capito che una buona strategia digitale può farle crescere più velocemente, molte altre continuano a esitare, vittime di uno scetticismo paralizzante. Alcune per mancanza di competenze interne, altre per paura di affrontare l’investimento iniziale. Eppure oggi esistono soluzioni scalabili, su misura anche per i piccoli business . Personalizzazione sì, ma con giudizio L’altro lato della medaglia è la gestione dei dati. L’intelligenza artificiale funziona bene perché ha accesso a tante informazioni, ma questo implica una responsabilità non da poco. Le aziende devono essere trasparenti, rispettare la privacy degli utenti, costruire relazioni basate sulla fiducia . Perché se l’AI sa cosa vogliamo prima ancora che lo scriviamo, dall’altra parte ci dev’essere una strategia umana etica e coerente. Non solo: oggi non basta più “dire qualcosa”, bisogna anche “piacere” agli algoritmi . L’AI non solo supporta il marketing, ma valuta anche i messaggi. Analizza testi, immagini e toni, e può influenzare la percezione del brand anche in modo inaspettato. Un video “troppo complicato” o un messaggio “poco empatico” potrebbero penalizzare la comunicazione, anche se ben pensata. Ecco perché servono figure capaci di parlare sia agli esseri umani che alle macchine. Creatività e tecnologia: un’alleanza possibile Il rischio è credere che l’AI sostituirà la creatività. In realtà, le aziende più avanti non stanno scegliendo tra umano e digitale: li stanno facendo lavorare insieme . L’intelligenza artificiale può generare bozze, analizzare i trend, proporre varianti. Ma poi serve sempre una mente (umana) che conosca il contesto, il cliente, la strategia. E servono software in grado di farli interagire efficacemente . In definitiva, il marketing digitale del futuro — che poi è già il presente — sarà sempre più un mix di automazione intelligente e intuizione umana . Le imprese che sapranno combinare questi elementi saranno quelle che riusciranno davvero a distinguersi.
27 marzo 2025
Unite l'empatia del medico (il buon medico) e la super-intelligenza dell'AI , e avrete un nuovo modo di intendere la prevenzione e la cura. Da una parte le capacità relazionali, creative, intuitive di un essere umano, dall'altra le possibilità dell'intelligenza artificiale, che può analizzare e confrontare milioni di dati, non si stanca mai, non si lascia condizionare da stress ed emozioni forti. Tra i settori che l'AI è destinata a rivoluzionare in positivo, c'è sicuramente la medicina . Anzi, la rivoluzione è già cominciata, grazie ai progressi dell' intelligenza artificiale generativa . L'AI sta rapidamente trasformando il panorama medico, offrendo strumenti innovativi che migliorano diagnosi e trattamenti. Questa tecnologia, che fino a qualche anno fa era relegata ai laboratori di ricerca, è ora una realtà concreta in molti ospedali e cliniche.​ Diagnosi più accurate e tempestive Uno dei campi in cui l'AI sta facendo la differenza è la diagnostica per immagini . Alcuni ospedali hanno integrato programmi di intelligenza artificiale nel loro reparto di radiodiagnostica, migliorando la precisione e la rapidità nell'interpretazione di radiografie e altre immagini mediche. Sono sistemi che assistono i radiologi nell' identificare patologie come fratture, polmoniti e versamenti pleurici, ottimizzando i tempi di risposta, soprattutto nei reparti di emergenza. Monitoraggio remoto dei pazienti L'AI sta rivoluzionando anche il monitoraggio domiciliare dei pazienti in condizioni croniche. Ad esempio, il Servizio di Cardiologia dell'ospedale Virgen de la Arrixaca ha implementato un assistente medico virtuale basato su AI chiamato "Lola". Questo sistema effettua chiamate autonome ai pazienti con insufficienza cardiaca, raccoglie informazioni sul loro stato di salute e le analizza per individuare segnali di peggioramento. Il personale sanitario può così intervenire tempestivamente, migliorando l'aderenza al trattamento e prevenendo complicanze. Prevenzione delle emergenze mediche Un'altra applicazione significativa dell'AI è nella prevenzione delle morti improvvise in ospedale . Il sistema "CHARTWatch" , sviluppato in Canada, utilizza l'intelligenza artificiale per monitorare i pazienti in pronto soccorso e identificare quelli a rischio elevato di deterioramento. Durante un periodo di prova, questo sistema ha contribuito a ridurre del 25% le morti inattese , dimostrando il potenziale dell'AI nel migliorare gli esiti clinici. Personalizzazione dei trattamenti L'intelligenza artificiale sta aprendo la strada a trattamenti sempre più personalizzati. La biofisica Natalia Trayanova , ad esempio, ha sviluppato "gemelli digitali" del cuore umano utilizzando dati medici e modelli computazionali. Questi modelli virtuali permettono di simulare e prevedere l'efficacia di diversi trattamenti per aritmie e altre malattie cardiovascolari, consentendo ai medici di scegliere l'approccio terapeutico più adatto a ogni paziente. Sfide ed etica nell'adozione dell'AI Nonostante i progressi, però, l'integrazione dell'AI in medicina presenta sfide significative, sia dal punto di vista tecnico che da quello etico. È essenziale garantire la sicurezza e la privacy dei dati dei pazienti, nonché affrontare questioni morali legate all' uso di algoritmi decisionali . Inoltre, è fondamentale che i professionisti sanitari mantengano un ruolo centrale nel processo decisionale, utilizzando l'AI come strumento di supporto piuttosto che come sostituto. Umano + AI = il super-dottore del futuro Per quanto straordinari siano questi progressi, è fondamentale ribadirlo: l’intelligenza artificiale non sostituirà mai il medico umano . La diagnosi non è solo questione di numeri e algoritmi: è empatia, ascolto, interpretazione del contesto. È saper guardare il paziente negli occhi e capire quello che non dice. La macchina può analizzare dati in pochi secondi, ma non potrà mai leggere le sfumature dell’animo umano. E proprio qui nasce la vera opportunità: la collaborazione tra uomo e tecnologia . Immagina un medico che ha a disposizione, in tempo reale, l’analisi di migliaia di casi clinici simili, suggerimenti basati su letteratura aggiornata, previsioni sull’andamento della malattia. E che poi decide cosa fare, come farlo, e soprattutto come dirlo al paziente. È questo il futuro della medicina: un “super-dottore” che unisce il meglio dell’intelligenza umana e artificiale, per una sanità più efficiente, precisa e profondamente umana . ​
18 marzo 2025
L'AI ci ruberà il lavoro? Molti la pensano così. Il buon senso comune tende a fare l'equazione: “più robot al lavoro = meno esseri umani”. Ma, come spiega Jerry Kaplan , «ogni volta che una tecnologia rivoluzionaria arriva al grande pubblico, non mancano le geremiadi per i poveri lavoratori che perderanno il posto» . Peccato che la storia del mondo dimostri esattamente il contrario. Lo scienziato americano, pioniere della Silicon Valley, che questi temi li conosce bene, nel suo Generative A.I. (pubblicato in Italia da Luiss University Press ), ci ricorda che «tutte le tecnologie ammazza-lavoro e risparmia-fatica del passato ci hanno portato a una situazione definita dagli economisti come piena occupazione» , negli Usa e in Occidente in generale. Prendiamo ad esempio l' agricoltura automatizzata . Nel 1800 lavorava in questo settore il 90% della popolazione americana (oggi il 2%) e ogni famiglia spendeva il 43% del proprio reddito per il cibo (oggi il 5%, compresi i ristoranti). E che dire delle fabbriche, dei traporti, del mondo della comunicazione? Vorrà pur dire qualcosa se, calcolato secondo l'inflazione, il PIL della famiglia media americana è passato dai 1000 dollari del 1800 ai 60mila dollari del 2023 . Dati di questo genere si posso ritrovare in Italia e nei paesi europei. L'economia si trasforma, così come la modalità di produzione dei beni (materiali e immateriali). Ci sono sempre stati momenti di cambiamento, assestamenti più o meno difficili, con una ridistribuzione della forza lavoro verso nuovi settori produttivi. Oggi automatizziamo il 98% dei lavori che i nostri avi facevano due secoli fa. Gran parte del nostro reddito odierno viene speso per “beni superflui”, per il piacere, la qualità della vita, il divertimento, la cultura, a differenza di quell'epoca in cui a trent'anni eri vecchio (sì, il progresso ha portato anche la longevità) e tutto il reddito veniva destinato alla sussistenza. L'intelligenza artificiale, dicono, porterà all'automazione di 300 milioni di posti di lavoro . La cifra appare catastrofica a leggerla così, in astratto. Ma non significa che 300 milioni di persone rimarranno senza occupazione. Semplicemente, in questo momento non siamo in grado di immaginare che mestiere faranno. D'altra parte quanti sanno che il 57% dei lavori che svolgevamo nel 1960 oggi non esiste più? L'AI, anzi la Gai (l'intelligenza artificiale generativa), dovrebbe portare a un aumento della produttività dell'1,5% nei prossimi decenni. Quindi, sì, può darsi che spariscano, o cambino drasticamente, mestieri pratici come «dipingere un muro, valutare una Tac, riempire uno scaffale, tagliare un prato, ispezionare i reparti di una fabbrica, controllare i passaporti in un aeroporto» (r isolvendo però anche molti problemi, intrinsecamente umani , in vari campi, a partire da quello medico). Mentre è improbabile che vengano toccati mestieri «che richiedono la capacità di interagire faccia a faccia, di capire un’altra persona ed empatizzare con lei, o in generale l’espressione autentica di emozioni umane. Pensiamo a venditori, consulenti e advisor di ogni sorta» , ma anche «chi è dotato di particolari capacità personali, come i musicisti, i performer e gli atleti» , il luxury e l'assistenza personale, «infermieri, guide turistiche, baristi, dog sitter, sarti, chef, istruttori di yoga e massaggiatori» . Ma soprattutto arriveranno nuovi mestieri, dal “prompt engineering” ai “data wrangles” , dai software engineer agli addetti al monitoraggio delle AI o i «consulenti di Reinforcement Learning from Human Feedback (Rlhf, apprendimento supplementare tramite il feedback umano)» . Tutto dipenderà dalla nostra capacità di ripensare la formazione professionale , soprattutto di chi rischierà il lavoro. Formazione (e aggiornamento) che non sarà più solo una questione di welfare, di investimento sociale dello Stato, ma un settore su cui anche i privati dovranno spendersi, per sostenere il processo di cambiamento. «Dobbiamo smetterla di credere che la formazione professionale sia un salvagente lanciato dal governo, e cominciare a considerarla per quello che è davvero: un investimento legittimo con un valido scopo economico » .
11 marzo 2025
La sostenibilità rende . Lo dicono i numeri e le esperienze sul campo. Anzi, la sostenibilità rende doppiamente, sia alle aziende che all'ambiente (sociale e naturale) in cui operano. Non si tratta di essere “politicamente corretti”, non è una questione solamente ideale, ma anche pratica ed economica. Bisogna fare di necessità virtù. Sempre più, negli ultimi anni, la sostenibilità è diventata un elemento chiave per il successo e la competitività delle aziende . Per le PMI italiane , investire in pratiche sostenibili non è solo un obbligo imposto dalle nuove normative europee, ma anche un'opportunità per crescere, migliorare l’efficienza e accedere a nuovi mercati. La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) , introdotta dall'Unione Europea, ha ampliato il perimetro della rendicontazione ESG (ambientale, sociale e di governance), estendendo indirettamente i suoi effetti anche sulle PMI, in particolare quelle inserite in filiere produttive con aziende di grandi dimensioni. Il contesto normativo: la CSRD e l’impatto sulle PMI L’Unione Europea ha introdotto la CSRD per rafforzare la trasparenza e la rendicontazione delle imprese in materia di sostenibilità. Se inizialmente la normativa si applicava solo alle grandi aziende già soggette alla Non-Financial Reporting Directive (NFRD) , ora il perimetro si è allargato. La normativa coinvolge progressivamente le imprese con oltre 250 dipendenti e, indirettamente, anche le PMI che fanno parte della loro catena di fornitura . Con l'approvazione del Pacchetto Omnibus (febbraio 2025), gli obblighi di rendicontazione diretta sono stati limitati alle grandi imprese con più di 1.000 dipendenti e un fatturato superiore a 50 milioni di euro, ma l’influenza della CSRD continuerà a pesare anche sulle PMI fornitrici. La Commissione Europea, consapevole delle difficoltà che le PMI possono incontrare nel fornire dati ESG dettagliati, ha sviluppato il VSME (Voluntary Sustainability Reporting Standard for SMEs) , uno standard che consente alle piccole e medie imprese di comunicare in modo strutturato e semplificato le proprie performance di sostenibilità. Questo strumento facilita la transizione ESG per le piccole e medie imprese , permettendo loro di rimanere competitive e di rispondere alle richieste dei “grandi clienti”. I benefici della sostenibilità per le PMI Adottare strategie di sostenibilità non deve essere visto solo come un obbligo normativo, ma come un’opportunità di crescita . Integrare i criteri ESG nel proprio modello di business consente alle PMI di ottenere numerosi vantaggi: 1. Accesso a finanziamenti e agevolazioni fiscali - Le banche e gli investitori sono sempre più attenti ai criteri ESG e stanno sviluppando strumenti finanziari specifici per sostenere le imprese sostenibili. Ci sono grandi banche che hanno deciso di introdurre finanziamenti con condizioni agevolate per le PMI che si impegnano a migliorare il proprio impatto ambientale e sociale. Inoltre, diverse agevolazioni fiscali e incentivi, sia a livello nazionale che europeo, vengono messi a disposizione per le aziende che investono in pratiche sostenibili. 2. Riduzione dei costi operativi - L’adozione di strategie di sostenibilità può portare a una maggiore efficienza nell’uso delle risorse e a una riduzione dei costi. Ad esempio, investire in soluzioni per l’efficienza energetica e il risparmio idrico può diminuire le spese a lungo termine. Secondo uno studio di GreenItaly, le PMI italiane che hanno investito in tecnologie green hanno ridotto i loro costi energetici del 20-30%. 3. Maggiore attrattività per clienti e investitori - Le imprese che dimostrano un forte impegno nella sostenibilità sono percepite più positivamente dai clienti, dagli stakeholder e dagli investitori. Secondo un rapporto dell’ISTAT, il 59,5% delle imprese manifatturiere italiane ha adottato strategie di sostenibilità nel 2022, con il 50,3% che si è concentrato sulla tutela ambientale. Tuttavia, il 36,1% delle piccole imprese non ha ancora intrapreso iniziative concrete in questo ambito, evidenziando un potenziale di crescita significativo per chi decide di investire in ESG. 4. Aumento della competitività e della resilienza aziendale - Essere sostenibili significa anche essere più preparati alle sfide future. Le imprese che adottano strategie ESG tendono a essere più resilienti nei periodi di crisi, a migliorare le relazioni con fornitori e clienti e a ridurre il rischio di controversie legali o sanzioni dovute a mancata conformità normativa. 5. Conformità agli standard della filiera produttiva - Molte grandi imprese stanno introducendo criteri ESG nella selezione dei propri fornitori. Le PMI che non si adeguano rischiano di essere escluse dalle filiere di fornitura di aziende leader, compromettendo importanti opportunità di business. Investire in sostenibilità diventa quindi un requisito indispensabile per rimanere all’interno dei network di produzione più avanzati e per garantirsi contratti di fornitura a lungo termine. Come le PMI possono integrare la sostenibilità Per implementare efficacemente strategie ESG, le PMI possono adottare un approccio graduale, partendo da alcuni passi fondamentali: Effettuare un'analisi di sostenibilità: valutare il proprio impatto ambientale, sociale e di governance per individuare le aree di miglioramento. Adottare il VSME: utilizzare il modello semplificato di rendicontazione ESG per PMI per rispondere in modo efficace alle richieste di trasparenza. Investire in innovazione e digitalizzazione: tecnologie smart e digitali possono ridurre l’impronta ambientale e aumentare l’efficienza operativa. Formare il personale: sensibilizzare i dipendenti sui temi della sostenibilità per migliorare il coinvolgimento e l’efficacia delle strategie ESG. Creare partnership strategiche: collaborare con aziende del settore, enti pubblici e organizzazioni per accedere a risorse e supporto finanziario. Per le PMI italiane, investire in sostenibilità non è più un'opzione, ma una necessità per restare competitive e garantire il successo a lungo termine. L'integrazione dei criteri ESG nel business non solo permette di rispondere agli obblighi normativi, ma offre vantaggi concreti in termini di efficienza, attrattività per gli investitori, accesso al credito e consolidamento della propria posizione sul mercato. L'adozione di strategie sostenibili oggi significa prepararsi al futuro, migliorando la resilienza aziendale e creando valore per l’intero ecosistema economico.
28 febbraio 2025
I numeri del 2024 confermano il profondo cambiamento in atto nel marketing digitale . Il protagonista di questa rivoluzione? Ovviamente l’ intelligenza artificiale . Di cui si parla molto in termini astratti, ideologici, e pochissimo per le sue applicazioni pratiche, che di fatto stanno già trasformando il modo in cui le aziende si presentano online, alla ricerca di nuovi clienti. Una rivoluzione in atto anche in Italia, dove le abitudini digitali dei consumatori si stanno allineando a quelle dell’Europa più evoluta, crescendo in modo perentorio. Come è cresciuta anche l’attitudine a investire sul web . Crescita del mercato digitale e degli investimenti pubblicitari La spesa per la pubblicità digitale in Italia ha superato i 5,5 miliardi di euro nel 2024, con una forte propensione verso canali innovativi come il mobile advertising, che rappresenta il 65% del mercato, l'Advanced/Connected TV e il Retail Media. Una tendenza che riflette l'adattamento delle aziende alle nuove modalità di consumo dei contenuti, sempre più spostata verso il digitale. Adozione dell'intelligenza artificiale nel marketing L'intelligenza artificiale sta rivoluzionando le strategie di marketing, permettendo alle aziende di offrire esperienze altamente personalizzate e di effettuare analisi predittive per anticipare le preferenze dei consumatori. Anche in Italia, l'AI è diventata un elemento chiave per la personalizzazione dell'esperienza utente, consentendo alle imprese di adattare in tempo reale le proprie offerte alle esigenze specifiche dei clienti. Utilizzo del web e dei social media in Italia Nel 2024, quasi 43 milioni di italiani, pari al 73% della popolazione , risultavano attivi sui social media. Nonostante una leggera diminuzione del 2,5% rispetto all'anno precedente, il tempo medio trascorso sui social è aumentato. TikTok domina con una media di 32 ore e 12 minuti al mese per utente, seguito da YouTube con 18 ore e 15 minuti e Facebook con 16 ore e 37 minuti. Crescita dell'e-commerce in Italia Gli acquisti online in Italia hanno superato i 58,8 miliardi di euro , registrando un incremento del 6% rispetto al 2023. I settori più dinamici, da questo punto di vista, sono l’arredamento/home living, la cosmetica, gli integratori e il settore farmaceutico, tutti in crescita del 12%, seguiti dagli alimentari e i prodotti per la casa, con un aumento del 7%. La penetrazione dell' e-commerce sul totale del retail ha raggiunto il 13%, evidenziando una crescente fiducia dei consumatori italiani nel commercio digitale. Sfide e opportunità per le PMI italiane Le piccole e medie imprese (PMI) italiane si trovano di fronte alla necessità di innovare per rimanere competitive. L'adozione di tecnologie emergenti come l'AI e l' Automated Capable Intelligence (ACI) offre l'opportunità di automatizzare processi e migliorare l'interazione con i clienti. Tuttavia questo richiede investimenti in tecnologia e formazione specialistica, oltre a una perfetta integrazione con le strategie aziendali esistenti. Dal punto di vista del marketing digitale, non sembrano esserci alternative, ormai, all’adozione di strumenti che consentano di monitorare il mercato online in tempo reale. Non basta più lavorare sulla targetizzazione della pubblicità (digitale), occorre lavorare perché il brand sia presente nel momento in cui viene cercato il prodotto in questione. Conclusione: nuove opportunità Il 2024 ha segnato un punto di svolta per il marketing digitale, anche in Italia. L'integrazione dell'intelligenza artificiale nelle strategie di marketing, unita alla crescente digitalizzazione dei consumatori, sta creando nuove opportunità per le aziende , prima inimmaginabili. Le imprese che sapranno abbracciare queste tecnologie e adattarsi alle nuove dinamiche del mercato saranno in grado di costruire anche relazioni più solide e durature con i propri clienti, garantendo una crescita sostenibile nel tempo.
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